Giugno 1554: due giovani cavalcano verso il Baldo, il «fecondissimo monte» che domina il lago di Garda. Il primo è uno speziale di Verona, si chiama Francesco Calzolari e tiene bottega in piazza Erbe, all’insegna della Campana d’oro. Il secondo, il bolognese Ulisse Aldrovandi, diventerà uno degli scienziati più geniali e affascinanti del Rinascimento. Ad attirarli sulle vette è la passione per le erbe, i «semplici» che sono alla base della pratica medica e farmaceutica.
Nel 1566 Calzolari stampa una pionieristica guida della montagna tanto amata, fonte delle gioie più grandi e del più grande dolore (il figlio Angelo vi troverà la morte, in uno dei più antichi incidenti alpinistici della storia): Il viaggio di Monte Baldo, che qui si presenta per la prima volta in edizione moderna, insieme al testo scritto da Aldrovandi dopo la visita al «Teatro della Natura» allestito dall’amico e a una ricostruzione della vita di Calzolari, dagli anni felici fino alla rapida e tragica scomparsa del suo museo e della sua famiglia.
Illustrano il volume le fotografie a colori dell’erbario di Valentino Passerini, speziale di Rovereto: un «orto secco» che fioriva sul Baldo nel 1667.
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