
Giuseppe Sandrini e Aldo Ottaviani raccontano oggi quel viaggio riunendo in un libro gli articoli, integrati da altri scritti, e le fotografie, scattate in parte con la grande fotocamera a banco ottico che avevano avventurosamente portato con sé dividendola nello zaino. Ne vien fuori un reportage ormai quasi d’epoca; una fantasia di ritorno che ci riconduce a una Cina fluviale, contadina e popolare molto diversa da quella di oggi e a un Tibet fuori dal tempo, limpido nei sorrisi dei pellegrini e dei monaci e sospeso tra l’infinito degli altipiani e la soglia di neve dell’Himalaya.

La bottega di un calzolaio sta tutta in un marciapiede.

Monaci buddhisti a Drepung.

Giovane monaco buddhista a Shigatse.

Lhasa. Un pellegrino con la sua ruota di preghiera.

Due giovani tibetani in viaggio per l'altopiano.

Nei pressi di Lhasa. Pietre con scritte sacre e "bandiere di preghiera".

Il paesaggio intorno a Lhasa: montagne brulle e acque celesti.

Lhasa. Pittura di paesaggio sul muro dell'albergo Banak Shol.

Lhasa. Quattro bambini posano per il fotografo.

Emei Shan. Una donna risale la montagna sul basto di un portatore.

Sosta davanti al padiglione rosso del tempio di Xixiang Chi

Emei Shan. Al riparo dalla pioggia sotto il portico di un'osteria.

Sulla vetta del Monte Emei tutti si mettono il cappotto uguale.

Pechino. Un lettore, un muro rosso e la luce di giugno.

Un militare accovacciato con il suo bicchiere di tè.

Golmud. Un passante nella piazza della stazione.

Xining. Davanti al monumento nel piazzale della stazione.

Pausa per sgranchirsi le gambe durante il viaggio verso Golmud.

Xining. Giovani cinesi leggono un giornale murale.

Lo sguardo di un passeggero sul treno per Xining.

Fumatore di pipa e il suo fumo in un parco di Pechino.
